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In ricordo di Gino Mäder

Caro Gino,

Sei improvvisamente tornato a casa, nel luogo da cui tutti veniamo e con certezza un giorno torneremo, lasciando i tuoi cari famigliari, gli amici, i compagni di squadra e tutti quelli che in te credevano e con te vibravano per le positive emozioni che regalavi con il tuo sorriso, la tua disponibilità e le gesta sportive in cui eccellevi. Ci lasci ad affrontare un lungo e doloroso cammino nel quale dovremo elaborare questa tua improvvisa partenza.

Stavi affrontando una tappa alpina, fatta di dure salite e lunghe discese. Una tappa che simbolicamente rappresenta il percorso quotidiano che ogni essere umano affronta per porter sperimentare la vita, per crescere come persona ma soprattutto come anima.

Non te ne vai portandoti via trofei, premi o ciò che di materiale in vita puoi aver accumulato; te ne vai arricchito del bene che hai fatto, l’amore donato e l’amore ricevuto. Sei amato qui sulla terra e lassù dove ora sarai accolto e dove qualcuno ti dovrà spiegare come mai hai dovuto rendere così prematuramente l’anima nel periodo più bello della tua vita. C’è sicuramente un motivo, tutto ha un senso. Molti di noi, rimasti qui ad affrontare una vita in un contesto storico molto complicato, sapranno ricevere nel tuo ricordo la forza necessaria per rialzarsi e continuare a gioire di quanto di bello si può ancora ricevere.

Quante domande ci porremo per capire le cause di questo incidente? Per molti ciclisti sei tornato a casa nel modo più bello, facendo quello che amavi, tra due ali di folla che pochi istanti prima ti acclamavano sulle dure rampe dell’Albula. Cosa c’è di più bello per un ciclista dopo una salita? Una lunga discesa come quella che hai affrontato tu. Una strada larga, ben asfaltata e larghi curvoni da affrontare a piacimento sapendo di non incontrare veicoli in senso contrario, senza l’assillo della prestazione, in quanto non stavi lottando per la classifica o un piazzamento. Stavi godendo del massimo senso di libertà in sella alla tua amata bicicletta, con il fresco vento alpino sul volto a spazzar via le ultime gocce di sudore, in uno scenario, quello dell’Engadina, invidiatoci in tutto il mondo. Probabilmente non ti sei accorto di nulla. Sei passato da una coscienza intrappolata in un corpo ad una coscienza libera da ogni vincolo unita all’Universo. Forse un po’ come risvegliarsi la mattina dopo un lungo sonno e ricordarsi a frammenti parte dei sogni.

Noi tutti ci risveglieremo ogni giorno portando parte di te nel nostro cuore ed il tuo bel sorriso.

Ciao Gino, grazie per l’onore che hai dato al VC Mendrisio indossando la nostra gloriosa maglia.

Andrea Bellati

 

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