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I Primi 100 Anni

Considerando i cent’anni

Per raccontare i nostri cent’anni e vedere di che stoffa erano fatti, abbiamo dovuto interrogarci e interrogare, ascoltare, chiedere e guardare, interpretare centinaia di fotografie.

Fate il conto che davanti ai nostri occhi, i paesaggi, le strade, le piazze, le ferrovie, i pali della luce, del telefono, gli acciottolati, persino le curve, gli alberi i cancelli, le biciclette, le vetture, si trasformavano ad ogni immagine e lentamente dal passato ormai remoto, riprendevano e mutavano le sembianze per presentarsi in quello che oggi vediamo.

Ci è sembrato che il nostro Velo Club abbia goduto di un elisir di giovinezza soltanto a scorrerlo nelle foto.

È scontato dire che una società si presenta fresca e giovane dopo cent’anni: quante volte lo abbiamo letto!Potessimo noi avere questa giustizia nel tempo, ma ci è concesso soltanto di specchiarci nelle opere o in queste associazioni quando le persone sono state al passo con i tempi per rendercele contemporanee.Ci siamo resi conto del coinvolgimento che ha suscitato, riandando sui dati colti qua e là.

Centinaia di persone che hanno operato convinte di dare al Paese un contributo sociale, di prenderlo visibile al di là dei nostri contorni geografici, di farne apprezzare le bellezze ed il carattere forte e gentile della nostra gente.

E tanti atleti (più di quattrocento) che hanno gareggiato in uno sport dove il carattere, la perseveranza, il senso del sacrificio sono imperativi per poter almeno stare in sella.

Loro, certo, l’hanno fatto perché ne avevano piacere, senza rendersi conto della palpabilità dei sentimenti che provocavano, e soprattutto della considerazione che suscitavano.

Dal cambio Colombo col tendicatena, al Shimano automatico, è passato giusto un secolo ed anche i nostri quattrocento ragazzi che si sono susseguiti, anno dopo anno, hanno permesso una tale evoluzione: anche questi sono contributi che toccano la società in cui si vive.

E dal primo Campionato sociale in Campagna Adorna, al Tour de Suisse di quest’anno, attraverso i Campionati Mondiali, i Giri d’Italia, i Campionati Svizzeri, i Raduni, i Campionati Ticinesi, è pure passato giusto un secolo.

Un secolo di appassionati che hanno creduto anche nell’impossibile, per dare a Mendrisio la straordinarietà.

Questi eventi non sono stati fine a sé stessi, ma hanno coinvolto centinaia e poi migliaia ed infine milioni di persone quando i mezzi tecnici moderni hanno diffuso in Eurovisione i nostri avvenimenti.

Ecco l’elisir di giovinezza nel nostro Velo Club, che non può comunque farci dimenticare la splendida foto degli esordi con il sidecar ed i ciclisti in maglia rossocrociata. E farci pensare alle loro menti così al passo coi tempi, e immaginare se fossero tanto fertili da prevedere un granello di quanto poi sarebbe successo, di credere così fervidamente nello sport della bici, da non vederlo sopraffatto dai nuovi mezzi di trasporto che proprio loro mostravano in quella immagine, se in una loro fantasticheria, una battuta da Bar Colonne, qualcuno non abbia avanzato una previsione sul secolo veniente in bicicletta.

Esse, 2001