Premiati Philippe Gilbert e Tom Bohli
Dal Corriere del Ticino del 24.4.2013.
Foto Fiorenzo Maffi
Ciclismo Philippe Gilbert: «Questo sport ha un futuro»
Il belga della BMC è stato premiato ieri con il 41. Mendrisio d’Oro»
FLAVIO VIGLEZIO
■ MENDRISIO È l’uomo delle «classiche», Philippe Gilbert. Il palmarès del belga della BMC è impressionante: una Liegi – Bastogne – Liegi, due Giri di Lombardia, una Freccia Vallone, due Amstel Gold Race e una Clasica di San Sebastian, alle quali si aggiungono una tappa al Giro d’Italia, una al Tour de France e quattro alla Vuelta. Poi, lo scorso anno, è arrivato anche il trionfo nella prova su strada dei campionati del mondo di Valkenburg. E così la giuria del Mendrisio d’Oro ha deciso di assegnare al 31.enne Vallone la 41. edizione del prestigioso riconoscimento, premiando invece il giovane Tom Bohli con il Mendrisio d’Argento.
«A dire il vero – confessa Gilbert – non conoscevo questo premio. Quando mi è stato detto che lo avevo vinto mi sono informato su internet e ho ammirato la lunga lista di campioni che se l’è aggiudicato nel passato. Sono rimasto impressionato ed è un vero piacere essere qui. Anche il mio amico e compagno di squadra Cadel Evans ha speso solo belle parole per il Mendrisio d’Oro».
Gilbert corre con la maglia iridata sulle spalle, ma quest’anno i risultati tardano ad arrivare…
«Nella passata stagione avevo raggiunto i miei migliori livelli nella seconda parte dell’annata agonistica: mi auguro che la storia si ripeta. In questa stagione le cose stanno andando meglio, perché nelle classiche ho ottenuto diversi buoni piazzamenti e sento che il successo è vicino. A questi livelli un niente può fare la differenza e vincere è sempre molto difficile».
Gilbert sta avvertendo il peso della maglia di campione del mondo?
«Non direi. È chiaro che per gli altri corridori sono sempre un sorvegliato speciale. Come è giusto e normale che sia, tutti vogliono battermi e vengo marcato stretto. Forse, da campione del mondo, è ancora più difficile vincere».
I prossimi Mondiali si terranno a Firenze: l’obiettivo di Gilbert sarà quello di concedere il bis, impresa tutt’altro che evidente…
«Il percorso dei campionati del mondo in Toscana mi piace ed è adatto alle mie caratteristiche. È difficile, con un totale di 4.000 metri di dislivello e una salita con punte al 16%. La mia stagione si divide sempre in due: dapprima le classiche e poi i Mondiali. Ho terminato la prima fase dell’anno con la Liegi – Bastogne – Liegi. Adesso mi concederò un po’ di riposo e non parteciperò al Giro d’Italia. Forse sarò al via del Tour de France, devo ancora parlarne con la squadra, e di sicuro prenderò parte alla Vuelta, una corsa molto dura ed esigente che mi servirà per perdere un po’ di peso ed arrivare in piena forma ai campionati del mondo.
Cadel Evans può rivincere il Tour de France?
«Non vedo Cadel da un po’ di tempo, ma ha senz’altro sempre le carte in regola per ben figurare. Ha un motore eccezionale».
Per un vallone è più emozionante vincere una classica del Nord o il Mondiale?
«Beh, diciamo che io ho quasi sempre vinto vicino a casa mia, anche i Mondiali di Valkenburg. Si tratta di sensazioni diverse: durante i Mondiali si corre con compagni che, di solito, sono i tuoi avversari. Si tratta di emozioni diverse: entrambe, comunque, indescrivibili».
Il ciclismo ha vissuto e vive ancora anni difficili a causa del doping. Pochi mesi fa è crollato anche il mito di Lance Armstrong…
«Io non credo che il ciclismo sia in crisi. Per quanto riguarda l’antidoping, la nostra disciplina è all’avanguardia e tutti subiamo tantissimi controlli. Anzi, direi che rispetto ad altri sport il nostro sia quello in cui ci si impegna maggiormente per debellare questa piaga. Non so bene il perché, ma rispetto ad altre discipline un caso di doping nel ciclismo fa sempre più scalpore, se ne parla maggiormente. Sono sicuro che il nostro sport ha un bel futuro davanti a sé. C’è entusiasmo e il sostegno popolare lo dimostra. È giusto combattere e punire chi bara, ma non bisogna demonizzare il mondo delle due ruote, che rimane fantastico».